Apertura positiva per il mercato italiano dell’auto. In gennaio, secondo uno studio Unrae, sono state immatricolate 141.946 autovetture, con un incremento su gennaio 2023 del 10,6%. Un dato che però non deve suscitare troppo entusiasmo perché si porta dietro gli ordini già effettuati dallo scorso anno. In gennaio, infatti, la raccolta langue e scarso successo sta riscuotendo la piattaforma del Governo per prenotare gli incentivi secondo la formula in vigore nel 2023, con qualche modifica (ne avevamo parlato in una precedente news). La ragione di questo stop è principalmente dovuta al costo eccessivo per l’acquisto dell’auto: dal 2019 al 2022, secondo le stime del Centro Studi Promotor, ci sono stati aumenti del 34,3%, con aumenti ulteriori nel 2023.
Il costo dell’auto in costante crescita
Comprare un’auto nuova è diventato, quindi, sempre più caro. Basta guardare i numeri e scoprire che nel 2023 il prezzo medio delle automobili nuove vendute in Italia è salito a 28.000 euro, secondo quanto elaborato dal Centro Studi Fleet&Mobility. Questo numero è la media dei 45 miliardi di euro spesi dagli italiani per comprare le 1.590.610 vetture targate lo scorso anno. Se la cifra in sé dice poco, un paio di riferimenti saranno utili: anche nel 2007 in Italia erano stati spesi 45 miliardi di euro per comprare auto nuove, ma il totale derivava da 2,5 milioni di veicoli immatricolati. In altre parole in 17 anni il prezzo medio di acquisto è salito da 18.000 euro a 28.000 con la conseguenza che la mobilità privata sta diventando sempre più di costosa ed esclusiva.
Perché acquistare un’auto è diventato costoso
Questo aumento di prezzi – ci dice il Centro Studi Fleet&Mobility – ha le sue radici negli anni della pandemia da Covid-19 e nelle sue conseguenze. Durante il primo anno di lockdown, le vendite e la produzione di automobili nuove hanno subito un brusco calo, e per l’intero anno 2021, la domanda di mercato è rimasta debole. Quando la domanda è finalmente risalita nel 2022, le case automobilistiche hanno faticato a ritornare alla piena capacità produttiva, principalmente a causa della scarsità di microchip sul mercato. Questa crisi dei chip ha portato a una significativa riduzione delle forniture, aggravata ulteriormente dalla guerra in Ucraina che ha innalzato i prezzi delle materie prime necessarie per la produzione automobilistica.
Come stanno reagendo i consumatori all’aumento dei costi
Finora, alcuni si sono rivolti al mercato dell’usato, che infatti ha visto crescere un po’ tutte le quotazioni medie, mentre altri hanno deciso di tenere l’auto di più rispetto al previsto. Altri ancora si sono rivolti al mercato del noleggio a lungo termine. Tuttavia, per molti, l’aumento dei costi potrebbe rappresentare un onere finanziario significativo, portandoli a rivalutare la necessità di acquistare un’auto nuova in questo momento o a cercare soluzioni alternative di trasporto, come l’uso dei mezzi pubblici o il car sharing.
Uno scenario questo, noto da tempo da Viasat (oggi parte di Targa Telematics) che affianca i consumatori finali consentendo loro di poter aggiornare tecnologicamente la propria auto come quelle che escono oggi dalle fabbriche. Ma supporta anche il canale retail, la rete dealer e car dealer, le società di noleggio e di leasing, le società di telecomunicazione e la Pubblica Amministrazione, attraverso un sistema connesso che permette una completa e proficua interazione tra chi offre un servizio e chi ne fruisce.